La (talvolta) malriposta fiducia nel copilota

  • Aprile 6, 2009 3:04 pm

Era un periodo che non lavoravo, uno di quei periodi piacevoli perché non hai pensieri assillanti né tantomeno obblighi quotidiani, dove puoi praticamente decidere, seduta stante, cosa fare. Se si aggiunge che, per natura, sono persona viziosa e gaudente, il quadro è presto fatto. Fu pertanto ovvio, da parte mia, accogliere con entusiasmo la possibilità di seguire i Soul Line in una loro trasferta zurighese, mercoledì 13 febbraio 2008. Di fatto rappresentavo la crew ma, oltre a ciò, una serata infrasettimanale con i
presupposti menzionati prima offriva sicuramente sviluppi interessanti o, perlomeno, inusuali. Mai previsione fu più azzeccata!Inoltre, avendo trascorso più di tre anni nel
canton Zurigo, il fatto di ritornarci, anche se solo brevemente, aveva incrementato all’eccesso la mia euforia. La partenza fu assolutamente normale. Era una giornata invernale incredibilmente soleggiata; due auto con a bordo gli strumenti e le installazioni necessarie alla band, i musicisti (di cui uno, il tastierista, già in loco a Zurigo) e la crew, cioè io. Purtroppo, dopo alcuni mesi, anche la mia memoria può vacillare: ora infatti non ricordo se comprai birra per allietare il viaggio e per che ora bisognava essere alla Dynamo Werk di Zurigo, il locale dove si sarebbe tenuto il concerto; ricordo unicamente che, imboccata l’autostrada a Bellinzona nord, non iniziò un viaggio, bensì un’odissea.Il viaggio d’andata, a dire il vero, fu tranquillo. Arrivammo a Zurigo in orario e scaricammo il materiale.  I Soul Line suonavano gratis, ovvero solo in cambio di un piatto di pasta e birra. Birra e pasta a cui potei accedere anch’io, quale unico e privilegiato membro della crew. Non ci volle molto perché mi ubriacassi, tuttavia i ricordi che ho sono abbastanza nitidi. Ricordo che, dopo aver mangiato insieme attorno ad un divano e digerito con una cannetta, iniziò il sound-check. Terminata la
verifica tecnica, la serata poteva iniziare. Per primi suonarono gli Arcanum,
gruppo della zona di Lucerna. E qui, caro lettore, consentimi una piccola
digressione. L’alcool, alle volte, arreca dei vantaggi. La birra a disposizione
dei gruppi si trovava in un frigo nel backstage, ed io percorsi varie volte
quel cammino. Lo percorsi abbastanza da farmi notare pure dai membri degli
Arcanum appunto. Conclusosi il loro concerto, mi complimentai brevemente con
essi, e credo d’aver detto una marea di cazzate perché mi fecero dono di un
loro cd, tra l’altro niente male! Digressione conclusa. Dopo gli Arcanum ecco il turno dei Soul Line. Concerto che iniziò con me nel ruolo di fotografo, ma l’impegno era troppo oneroso per le mie condizioni psicofisiche. Ineluttabile, quindi, la decisione di delegare tale compito ad un’altra persona. Per il resto dello spettacolo mi cimentai, come già scritto, nel tentativo di vendere qualche cd e nell’osservare la poca gente presente.
Gente che, una volta conclusosi pure questo concerto, tempo una birretta e sparì. Si sa che sbragare infrasettimanalmente non è attività evidente, con il neurone del lavoro o della scuola che ti batte in testa, ricordandoti che domani ti devi svegliare presto. Anche noi, di conseguenza, avevamo interesse a rientrare in Ticino il prima possibile. Dopo aver raccolto gli strumenti e il resto del materiale e aver caricato il tutto sulle auto eravamo pronti a partire. Gli equipaggi, però, differivano rispetto al viaggio d’andata,
effettuato tutti insieme. Nel ritorno saremmo stati solo io e Klod, al quale
dedico ogni parola scritta finora. Purtroppo non sono più in grado di dire
quale fosse la ragione, comunque è certo che tranquillizzai Klod più di una
volta, dicendogli di non preoccuparsi, che avevo abitato lì per oltre 3 anni e
che conoscevo tutti i posti. Ahimé, sottovalutai l’importanza di essere copilota.
Klod, per ragioni a me sconosciute, aveva paradossalmente più fiducia in me che
non in sé stesso o nei cartelli stradali. Ricordo che andare a prendere l’autostrada,
da dove avevano avuto luogo i concerti, era semplice. Ma io volevo andare a
prendere la strada della Sihltal, e così non mi fidai. Chiesi a Klod di andare
in un’altra direzione e lui obbedì. Quasi per magia ci trovammo a Rapperswil
che, per dovere di cronaca, si trova in un altro cantone. Mi dissi che non era
un dramma, anzi, bastava fare il Sattel e passare da Svitto e forse
guadagnavamo anche un po’ di tempo. Feci Klod partecipe del mio pensiero e,
ancora una volta, mi diede retta. Pochi km e un flash ci ricordò che andavamo
troppo in fretta: il benvenuto del canton San Gallo! Klod, già visibilmente
frustrato, ricevette il colpo di grazia. Le sorprese, però, non erano finite.
Infatti al nostro orizzonte non si stava avvicinando la città di Svitto, bensì
quella di Winterthur! A quel punto ritenni cosa saggia tacere e riservare i
miei consigli stradali ad un’occasione migliore. D’altro canto avevamo una sola
possibilità: tornare a Zurigo, dopo un peregrinare che durava già da qualche
ora! A Zurigo, ovviamente, altro flash, alla faccia della nostra fretta. Il mio
stato d’animo, ora, era completamente diverso. Guardavo Klod, l’autista, e mi
sentivo responsabile. Aveva una faccia che trasmetteva rabbia, rassegnazione e
stanchezza. Infatti più volte dovette fermarsi in autostrada per riposarsi un
attimo e, addirittura, l’ultimo pezzo di strada lo guidai io. Giungemmo in

Ticino all’alba di un nuovo giorno, con Klod che si interrogava su come poteva restare in piedi al lavoro e io che speravo di non addormentarmi andando a casa mia, a Caviano. Ero stato capace di far durare un viaggio abitualmente intorno alle

2 ore e mezza circa 6 ore! Non ebbi molta fantasia, ma dovevo cercare,
in un certo qual modo, di farmi perdonare; pertanto offrii a Klod il rimborso delle
multe e la promessa di mettere in prosa la nostra involontaria odissea. Lui,
dimostrandosi clemente, accettò ben volentieri la mia offerta.

Ora che ho adempiuto a tale compito,
consiglio a tutti di non riporre troppa fiducia nei copiloti!